"Prove tecniche di masterizzazione"
Anna non vedeva l'ora di arrivare, le sembrava che il treno andasse lentissimo e che il tempo tra una stazione e l’altra non passasse mai, poi finalmente Piramide; aveva il cuore in gola quando scese dal treno nel pensare che finalmente, dopo tanto tempo, avrebbe rivisto Massimo.
La donna guardò l'orologio, ora il tempo sembrava volare e più si avvicinava il momento dell'incontro più Anna sentiva rinascere il senso di ansia che le era preso la prima volta che si erano incontrati a casa di lui, quando Massimo le aveva impartito la severa punizione da lei tanto agognata.
Da allora era passato del tempo durante il quale Anna non gli aveva risparmiato scherzi e prese in giro sul social e, come la volta precedente, egli era giunto alla conclusione che meritasse un'altra severa e cocente punizione; a differenza dell’altra volta, per questo nuovo incontro, Massimo le aveva impartito un ordine imbarazzante, al quale lei era stata costretta ad ubbidire, doveva arrivare all'appuntamento senza indossare l'intimo di sotto.
Per tutto il tempo del viaggio Anna temeva in cuor suo che una folata di vento birichina le sollevasse all'improvviso la gonna scoprendo le sue gambe adornate da calze e reggicalze e scoprendo anche il suo fondoschiena ampio e tornito alla vista della gente che le stava intorno; che avrebbero pensato, si chiedeva imbarazzata, vedendola così con il fondoschiena esposto e senza difese?
No non voleva pensarci si vergognava troppo.
Quando arrivò a casa di Massimo bussò, lui le aprì la porta e la fece accomodare, sempre cortese e gentile nell'accoglierla, ad Anna tutta questa galanteria piaceva molto e la faceva sentire a suo agio; l’aiutò a togliersi il cappotto quindi sempre gentilmente la invitò a piegarsi sul tavolo per sincerarsi che lei avesse obbedito al suo ordine e lo vide contento che lo avesse fatto.
Poi Massimo la prese per mano e la condusse al centro della stanza, dove era posizionata una sedia e si sedette, Anna rimase in piedi davanti a lui, che con tono dolce e severo al tempo stesso le chiese il motivo per il quale lei si trovasse lì, Anna rispose, abbassando lo sguardo, che si trovava lì per essere punita.
Lui annuì concludendo che si trovava lì per le mancanze ammesse da lei stessa, quindi le prese la mano la attirò a sé aiutandola a coricarsi sulle sue ginocchia.
Per un po' le accarezzò le natiche ancora ricoperte dalla gonna, poi con garbo e tenerezza la sua mano alzò la morbida stoffa, la danza stava per cominciare.
La sua mano colpì le rotondità ancora candide prima piano, poi sempre più forte, Anna cominciava a far sentire i suoi gemiti, il bruciore cominciava ad avvertire il bruciore mentre il fondoschiena cominciava a colorarsi; la donna si sentiva piccola, vulnerabile ed indifesa, ogni sculacciata che riceveva era per lei un atto d’amore che il suo Massimo aveva per lei e lei si cullava di questo dolore e di questo amore.
L'uomo smise di sculacciarla l’aiutò ad alzarsi e la invitò a togliersi la gonna, dopodiché riprendendole la mano, la condusse al divano lì vicino, dove vi erano dei cuscini e ve la fece adagiare sopra.
Anna mezza nuda con il fondoschiena già rosso e caldo, rialzato dai cuscini rispetto al resto del corpo, si sentiva più che mai esposta e il sordo guizzo della cintura la fece sobbalzare, conosceva i baci roventi della pelle ma il suo sguardo implorante non mosse a compassione Massimo che fece cadere sul suo già caldo fondoschiena colpi secchi e decisi, mentre Anna riprendeva a gemere ad ogni nuovo colpo.
Non furono tanti, ma abbastanza per arrossare e segnare ancora di più la sua pelle aumentando così il bruciore ed il dolore che già provava.
Massimo posò la cintura e prese il flaconcino di doposole che aveva posato sul tavolo, lo aprì ne mise un po' su una mano e con delicatezza lo spalmò sul fondoschiena di Anna distribuendolo equamente su entrambi gli emisferi caldi ed arrossati, il refrigerio fu quasi istantaneo, provava un'infinita gratitudine nei confronti di Massimo per la cura che aveva nei suoi confronti sia nell'educarla severamente sia nel confortarla e nell'alleviare il bruciore, ma sapeva che non era finita.
Pochi minuti dopo Massimo ordinò ad Anna di inginocchiarsi sul divano, era arrivato il momento della spazzola che la donna stessa aveva portato, obbedendo ad un suo ordine, e che, appena arrivata, aveva tolta dalla sua borsetta e posata sul tavolo.
Massimo prese la spazzola la fece vedere ad Anna avvertendola che adesso avrebbe sentito dolore e che avrebbe dovuto contare i colpi, la donna annuì con la testa ed aspettò; non dovette attendere a lungo e la larga, la cattiva, la dolorosa spazzola di legno non smentì le sue aspettative e ad ogni colpo sentiva il suo fiato spezzarglisi in gola, sentiva il suo corpo sussultare e un bruciore intenso salirle dalle natiche al cervello, poi il nulla, un'ultima pausa prima del gran finale.
Ora Massimo l'aveva fatta sdraiare nuovamente sulle sue ginocchia ma non per sculacciarla ma per massaggiarle ancora una volta le natiche con il doposole, il loro rossore era intenso ed il calore che emanavano si sentiva nell'aria, per Anna furono altri attimi di spasmodica attesa prima di godere il massimo della sua punizione, prima di salire quell'ultimo gradino che l'avrebbe portata in Paradiso.
L'uomo la fece alzare e le ordinò di piegarsi e poggiare le mani sui braccioli della poltrona, le disse che finita la punizione lei avrebbe dovuto baciargli la mano che l'aveva punita e avrebbe dovuto ringraziarlo chiamandolo Sir, ecco pensò Anna è giunto il momento tanto atteso, quel tuffo nell'abisso del piacere e del dolore che per lei era vita.
Mentre la lunga riga di legno faceva la sua trionfale comparsa, Anna si chiedeva se sarebbe stata lei l'artefice della sua resa incondizionata.
Sarebbe stata lei a far sì che quell'ansia e quell’insoddisfazione che di sovente l’opprimevano, pesanti come macigni, si sciogliessero?
Avrebbe potuto sfogarsi finalmente anche questa volta in un pianto liberatorio?
Anna non lo sapeva ancora ma ben preso l'avrebbe saputo.
Massimo e la lunga riga non le fecero sconti, il dolore ed il bruciore che Anna provò sotto i colpi secchi e duri della riga le fecero cadere ogni barriera di orgoglio, i suoi occhi si riempirono di lacrime e cominciò a singhiozzare, e quando tutto finì si inginocchiò ai piedi di Massimo e baciandogli la mano riuscì solo a sussurrare: “Grazie Sir”.
Ora Anna era per strada, stava tornando a casa, il fondoschiena le bruciava e sul treno cercava di non far intuire agli altri passeggeri il fastidio che le procurava stare seduta sul duro sedile, ma si sentiva felice ed orgogliosa si sentirsi così, di essere stata oggetto delle cure del suo Massimo, il suo cuore, la sua anima erano beati su una nuvoletta color lampone.